NipPop, Agosto 2014 –

Intervista a Jake Adelstein, giornalista e scrittore. Autore di Tokyo Vice. An American Reporter on the Police Beat in Japan (USA, 2009 – Italia, Einaudi 2011). Libro di memorie ma soprattutto storia mozzafiato sugli intrecci tra yakuza, crimine, politica e giornalismo. Che adesso diventa un film con Daniel Radcliffe

Estroverso, ironico, disponibile. Se si fanno due chiacchiere – via web – con Jake Adelstein nessuno s’immaginerebbe mai che dall’altra parte dello schermo c’è uno dei più coraggiosi reporter degli ultimi anni, autore di un interessantissimo romanzo di memorie che racconta gli intrecci tra yakuza, crimine, politica e giornalismo. Grazie alle sue inchieste Adelstein è riuscito, infatti, a mettere sotto scacco Tadamasa Goto, pericoloso boss della yakuza (la mafia giapponese) e a decretarne la fine. Per riuscire a strappargli un’intervista lo inseguiamo – virtualmente – per mezzo modo: Usa, Giappone, Londra. È un periodo intenso per Adelstein. Il suo libro Tokyo Vice. An American Reporter on the Police Beat in Japan, bestseller uscito negli USA nel 2009 e pubblicato in Italia nel 2011 da Einaudi, sta per diventare un film che avrà come protagonista Daniel Radcliffe. Le riprese inizieranno a breve. “È un progetto che è stato in cantiere per anni. Ho rifiutato offerte precedenti e alla fine ho deciso di riscrivere la sceneggiatura con J.T. Rogers, mio ex compagno di liceo e drammaturgo di grande talento”, ci spiega. E non poteva che essere così, dato che la storia di Adelstein è più incredibile di qualsiasi fiction. Attratto dalla misteriosa cultura del Sol Levante, Adelstein arriva in Giappone giovanissimo, frequenta la Sophia University e vive in un monastero Buddhista. Appena laureato diventa il primo gaijin (straniero) ad essere assunto da un giornale giapponese, loYomiuri Shinbun (il più importante quotidiano del Sol Levante), nel quale lavora dal 1992 al 2005 come cronista di nera occupandosi di yakuza e di traffico di esseri umani. È anche il primo giornalista straniero ad essere ammesso nell’esclusivo Tokyo Metropolitan Police Press Club. “Non pensavo che sarei stato assunto come reporter. All’inizio volevo soltanto testare la mia abilità linguistica. Avevo già pronto un lavoro alla Sony” spiega. Le sue inchieste lo hanno portato ad esplorare le viscere più nascoste del Giappone e la complessa vicenda che ha permesso al ricercato capo della yakuza, Tadamasa Goto, di sottoporsi a un trapianto di fegato negli USA. Viene dunque minacciato di morte dagli uomini di Goto, ma non molla e al momento giusto pubblica la storia su The Washington Post. La notizia fece molto rumore, fu ripresa da molti giornali – anche dai quotidiani giapponesi che si erano rifiutati di pubblicarla – e di fatto sancì l’inizio della fine di Goto. Entrato in un programma di protezione e costretto a rientrare negli USA a causa delle minacce, Adelstein dal 2006 al 2009 lavora per l’FBI a uno studio sul traffico di esseri umani. Oggi si divide tra USA e Giappone, scrive per The Japan Times, The Daily Beast e altre pubblicazioni giapponesi sotto pseudonimo, anche se precisa, “talvolta uso anche il mio nome”. Sta inoltre lavorando al suo nuovo libro The Last Yakuza.

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